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Quanto matcha è troppo matcha?

    C’è chi lo beve al mattino, chi lo aggiunge al latte, chi lo incorpora nei dolci, chi lo spolvera persino sulla pizza (sì, è successo davvero). Ma viene spontaneo chiederselo, prima o poi: esiste un limite al matcha? La risposta, come spesso accade con le cose buone, è “dipende”. Ecco tre punti di vista per affrontare la questione, senza dover diventare esperti di chimica o nutrizione.

    Teina: energia sì, ma con criterio

    Il matcha è uno dei tè con il contenuto di teina (= caffeina) più elevato, sia per la tecnica di coltivazione, sia perché si consuma la foglia intera in polvere, senza filtrarla. Indicativamente, una tazza preparata con un grammo e mezzo di matcha può contenere circa 60-70 mg di teina – un valore paragonabile a un espresso.

    A differenza del caffè, però, l’effetto del matcha tende a essere più stabile e prolungato grazie alla presenza della L-teanina, un amminoacido che contribuisce a rallentare l’assorbimento della caffeina e ad attenuarne i picchi. Questo equilibrio tra stimolo e concentrazione è uno dei motivi per cui il matcha è molto amato da chi cerca energia mentale senza agitazione.

    Tuttavia, l’accumulo può farsi sentire: due o tre preparazioni concentrate nell’arco della giornata possono generare gli stessi effetti collaterali di un consumo eccessivo di caffè (tachicardia, agitazione, insonnia). Se si avverte una certa tensione o difficoltà nel riposare, può valere la pena ridurre le dosi o spostare il matcha alle ore centrali della giornata.

    Il confine tra intensità e invadenza

    Il matcha ha un profilo aromatico molto intenso: erbaceo, cremoso, marino. Se è di buona qualità, ha anche dolcezza, umami e una punta di astringenza elegante.

    Quando è ben dosato e di buona qualità, regala una sensazione piacevole, persistente e complessa. Ma se si esagera con la quantità – o si utilizza un matcha di livello troppo basso – il risultato può essere amaro, sabbioso, quasi aggressivo.

    Vale la pena ricordare che il matcha non va misurato “a cucchiaiate” come si vede fare a volte sui social: in molti casi, un grammo è sufficiente per una tazza equilibrata. Raddoppiare le dosi non raddoppia il piacere. Anzi, può annullarlo.

    Prezioso o pop?

    Il matcha è diventato uno dei simboli globali del bere contemporaneo: fotogenico, versatile, reinterpretato all’infinito. Eppure, dietro quella polvere verde brillante c’è una realtà ben diversa. La produzione di matcha di alta qualità richiede tempo, competenze e condizioni specifiche, e si concentra in alcune regioni del Giappone. Le quantità disponibili ogni anno sono limitate – e non sufficienti a soddisfare l’enorme domanda globale.

    Questo squilibrio ha portato a una diffusione capillare del matcha, spesso a scapito della qualità. Quello che viene chiamato “matcha” in molti prodotti industriali o trend virali è spesso una polvere verde priva di finezza, prodotta con tecniche diverse (e a volte nemmeno in Giappone).

    Ecco perché parlare di “troppo matcha” è anche una riflessione su come lo si consuma: usarlo ovunque, ogni giorno, in grandi quantità, rischia di svuotarlo del suo significato e del suo valore.

    La giusta misura

    Il matcha è un ingrediente straordinario, capace di regalare energia, gusto e bellezza. Ma come tutte le cose preziose, dà il meglio quando viene rispettato. Non esiste un numero magico di tazze, ma un equilibrio personale da trovare tra piacere, attenzione e consapevolezza. A volte, meno matcha significa più matcha.
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