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Tè verde alla menta: ricordi di viaggio e tradizione

    Il Marocco, con le sue vibranti città, i paesaggi desertici e le ricche tradizioni, ha sempre esercitato un fascino irresistibile sui viaggiatori di tutto il mondo. Tra le molte esperienze che rendono unica questa nazione nordafricana, c’è una tradizione che risalta per la sua semplicità e al contempo per la sua profondità culturale: il tè alla menta.

    Questa bevanda, che può sembrare banale a prima vista, è in realtà un pilastro della cultura marocchina e rappresenta molto più di una semplice tazza di tè. È un rituale, un momento di condivisione e di ospitalità che permea la vita quotidiana dei marocchini. Ma da dove proviene questa tradizione?

    Perché in Marocco si beve tè alla menta?

    Il tè fece il suo ingresso in Marocco durante il regno di Mulay Ismāʿīl, offerto come dono dalla regina Anna di Gran Bretagna in segno di gratitudine verso il sultano per aver liberato alcuni prigionieri britannici. La sua popolarità in Marocco crebbe veramente solo nella metà del XIX secolo. Questo fu dovuto alla chiusura dei porti del Baltico durante la guerra di Crimea, che portò i mercanti inglesi a cercare nuovi mercati per il loro surplus di tè cinese. Inizialmente, la qualità del tè non era delle migliori e presentava un sapore amaro che non era gradito dai marocchini. Per mitigare questo gusto, venne aggiunta la menta, già coltivata in Marocco, e molto zucchero. Tangeri ed Essaouira divennero quindi punti di sbarco per questi mercanti, dando inizio a un commercio che avrebbe fatto del tè alla menta una bevanda iconica e amata in tutto il Marocco e in seguito diffusa in tutto il nord Africa.

    Perché il tè alla menta è più buono quando siamo in viaggio?

    Marocco, Nord Africa e Medio Oriente sono luoghi lontani, ma in un certo senso anche destinazioni comuni per gli italiani, e spesso in bottega ci capita di sentire racconti di tè deliziosi, che i nostri clienti non riescono a replicare a casa. Ad essere ottimisti è merito di una menta freschissima e di una quantità di zucchero esagerata, che corregge il sapore a tratti amaro e metallico del Gunpowder, il tè verde solitamente alla base di questa ricetta. Però siamo onesti, il merito della bontà è da attribuire al viaggio: l’atmosfera, il contesto in cui gustiamo un prodotto, e il fatto di essere in vacanza ci fanno sembrare tutto più buono, unico e irripetibile!

    Il rituale marocchino del tè alla menta

    La modalità di preparazione e servizio del tè alla menta contribuiscono ad alimentare il fascino di questa bevanda. Il tè, la menta dolce, lo zucchero e altre erbe opzionali, vengono messi in teiere di metallo e fatti bollire, senza mai mescolare. Successivamente, il tè viene poi versato nei bicchieri, e riversato nella teiera, per garantire un sapore uniforme. Si tratta di un gesto noto: il tè si versa dall’alto in bicchieri cilindrici in vetro colorato. Tradizionalmente, l’altezza da cui viene versato il tè corrisponde al livello di dimostrazione di rispetto per l’ospite, e questo contribuisce all’alimentare servizi scenografici per i turisti.

    Il rituale marocchino del tè alla menta

    Il tè verde alla menta è spesso chiamato “tè marocchino”, anche se si tratta di un rituale diffuso in molti Paesi, come Algeria, Tunisia, Egitto, Arabia Saudita, Iran, Siria, Libano, Israele e anche in Francia. Noi abbiamo chiamato la nostra miscela Verde Menta, e vi suggeriamo di prepararla facendo attenzione alla temperatura dell’acqua e al tempo di infusione. Mai usare acqua a 100 gradi, ma sempre fra gli 80 e gli 85 gradi, e non superare mai i 3 minuti di infusione, per evitare di estrarre note amare e astringenti. Così il vostro tè varrà un viaggio senza zuccheri aggiunti. Basterà la menta piperita a dolcificare la vostra esperienza. Per infonderlo a freddo sono sufficienti 90-120 minuti di infusione. Oltre otterrete spiacevoli sensazioni astringenti.

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